Il caso

Giovedì 10 ottobre del 2013

Due vigili in impeccabile divisa e un uomo con una cartella in mano (suppongo del Comune) si sono fermati davanti a me mentre disegnavo in campo San Cassian come ogni mattina.

- Buon giorno, lei ha l'autorizzazione per vendere qui? - m'ha interrogato senza preamboli il vigile più alto e di aspetto imponente.

- No, non ce l'ho. Io sto soltanto disegnando - ho risposto con sincerità.

- Lei occupa lo spazio pubblico, espone le sue opere e presumo le vende in maniera illegale - ha detto segnalando con un dito accusatore la mia cartella dove c'erano alcune delle mie cartoline artistiche. Mi sembrava una bella idea mettere una piccola nota di colore su una cartella nera da disegno.

- Io vendo le mie cartoline nei negozi e vengo qui a disegnare perché a casa non ho spazio. Se qualcuno è interessato al mio lavoro, le do il mio bigliettino da visita. Non è mica un delitto - ho spiegato con tono conciliante.

- Lei occupa questa piazza col suo cavalletto e deve pagare le tasse sul plateattico come fanno tutti - recitava quelle parole come se fosse un articolo estratto dalla legge.

- Ma il cavalletto mi serve per disegnare! - ho detto nella mia diffesa. Cosa mi dice dei turisti che dipingono all'aperto? Non è mica vietato disegnare!

- Quello è diverso. Loro sono in vacanza - ha detto l'altro vigile come se fosse ovvio.

Ero sempre più perplessa davanti ai loro argomenti. Mi chiedevo quale sarebbe il tempo autorizzato ai residenti per disegnare un soggetto dal vero prima di prendere una multa.

- Lei deve presentare domanda all'amministrazione pubblica se vuole fare questo lavoro - ha cominciato a spiegarmi il vigile come se parlasse con una bambina.

- E da 3 anni che faccio domanda e sto ancora aspettando l'autorizzazione. Ormai ho compilato tutti i moduli esistenti, pagando perfino la marca da bollo ad ogni richiesta! - ho detto esasperata.

- Se non è d'accordo col regolamento scriva una lettera all'ufficio competente - ha risposto l'altro vigile impassibile.

- Certo! In che ufficio devo andare? - ho provato a indagare curiosa.

- Si informa Lei - ha risposto seccamente.

- Questo è assurdo! Io sono qui tutti i giorni e vedo spesso i vigili passare in questo campo senza dire niente. Cosa è cambiata oggi? Non capisco perché non posso continuare a disegnare come prima!

Ad un certo punto, i vigili, molesti con tante chiacchiere hanno perso la pazienza e m'hanno intimidato in questo modo:

- Se non va via subito procediamo al sequestro del materiale e poi le arriva una multa a casa. Decida cosa le conviene fare, noi aspettiamo qui.

Allora ho ricordato che, qualche mese fa, un'altro artista di strada era finito in canale dovuto a una discussione similare. Quindi, avevo capito che era inutile porre resistenza ai vigili, anche se sapevo di non aver fatto niente di sbagliato. A malincuore, ho preso le mie cose e ho affrontato in silenzio le ultime frasi che potevano fare a meno di pronunciare:

- Brava ragazza, adesso hai capito - ha detto l'uomo della cartella che era sempre stato zitto.

- Buona giornata - hanno detto i vigili all'unisono.

E sono andati via orgogliosi e soddisfatti di aver cacciato via delle calli di Venezia un altro artista di strada che, a quel che pare, disturbaba a qualcuno.

* * * * * * *

Questo brutto episodio si somma a una lunga lista di motivi che spiegano perché ogni anno migliaia di veneziani decidono autoesiliarsi e lasciare questa meravigliosa città: vivere e lavorare qui diventa sempre più difficile.

Sì, certo, adesso ho capito tutto. Grazie per spiegarmi in 2 minuti come funziona il sistema in Italia. È molto semplice. I politici e le persone che lavorano nell'amministrazione pubblica s'interessano soltanto ai grandi eventi culturali (come la Biennale d'Arte) che muovono tanti interessi commerciali e si dimenticano di aiutare gli artisti locali. Se sei uno sconosciuto, nessuno ti dà una mano, anzi, ti bloccano la strada castrando ogni piccola possibilità di alzare la voce, perché la tua creatività potrebbe "svegliare" la mente di alcune persone. Quindi, è meglio non pensare, stare zitto e non disturbare. Questo mi rattrista profondamente, perché capisco che quello che il governo promuove con orgoglio è lontano da chiamarsi Arte.

In questi anni di esperienza con l'Arte di strada ho imparato ad avere i piedi per terra e la pazienza delle pietre. Ne ho viste di tutti i colori, ma ho capito che non serve a niente piangere e lamentarsi, anzi, bisogna guardare oltre e avere coraggio per cambiare le cose. Non è possibile che Venezia, una città d'Arte per eccellenza, sede dei più importanti Eventi Culturali a livello internazionale, tagli le ali della creatività ai suoi artisti locali invece d'incentivare lo sviluppo e la crescita dei loro talenti individuali.

Lo scandalo del pittore iraniano Aras Kefayati lo scorso mese di luglio brucia ancora i miei sentimenti. Quando vedo come hanno trattato questo uomo che non faceva cosa più umile che lavorare con i propri mezzi per sopravvivere penso che abbiamo perso la testa ma anche il cuore. È ora di gridare BASTA! nel più puro dialetto veneziano fin che i politici e l'amministrazione pubblica ci ascoltino. Disegnare all'aperto non può essere vietato... anzi, è un nostro diritto come cittadini!